mercoledì 22 settembre 2010

Il diavolo veste Prada, io vesto Upim

Ieri sera ho visto, ancora una volta, il film "Il diavolo veste Prada".
La prima volta che l'ho guardato mi ha divertito, ora, ogni volta che lo rivedo, mi incazzo sempre più.
Le ragioni:
1) nessuna ragazza con i titoli della protagonista risponederebbe mai a un annuncio per quel tipo di lavoro
2) nessuna ragazza con quei titoli di studio verrebbe mai presa per quel tipo di lavoro, perchè il rischio che se ne vada in breve tempo, perchè ha trovato di meglio, è troppo alto
3) non succede mai che ti regalino tutti i vestiti e gli accessori che le vengono regalti nel film. A me è stato detto, per lavorare proprio da Prada, che avrei avuto lo sconto del 30%, perchè era obbligatorio vestire esclusivamente Prada. Fatti i debiti calcoli, avrei potuto comprarmi un capo al mese, ma non avrei più potuto pagare il mutuo... e poi cosa ne avrei fatto del mio guardaroba esistente?
4) non succede neanche che ti paghino parrucchiere e truccatore, nè che tu possa usufruire della limousine e dell'autista
5) i viaggi te li pagano solo se il capo ti vuole portare a letto e tu ci stai, sennò col cavolo che vai a Parigi

Io sarei andata a Parigi alle seguenti condizioni:

IL DATABASE

Ancora una volta il Pierpaolo ha fatto un affare, l’ingegnere mi ha dato un file in Excel con almeno tremila contatti sia di lavoro che personali e mi ha chiesto di trovargli un modo più decente di gestirli. «Bèh, ma ingegnere» cinguetto, «Excel è un foglio di calcolo, bisognerebbe usare Access…». «OK, OK, Lisa, fai tu» risponde, già dimentico di quello che mi ha appena chiesto. Ve bene faccio io e così il Pierpaolo gli costruisce un database che è una meraviglia tecnologica.
Adesso Raffaella ed io non avremo più problemi a trovare i numeri di telefono, il file è in rete e possiamo consultarlo e aggiornarlo entram-be.
Sorge immediato un problema: come spiego all’ingegnere come funziona? Ci provo un paio di volte in ufficio, ma siamo continuamente interrotti dalle telefonate, lui è distratto e tra l’altro non è che sia molto versato da un punto di vista tecnologico – come l’avrà presa la laure-a? Alla CEPU o con i punti dell’Esselunga???
Alla fine io scocciata, lui esausto per il troppo impegno profuso, se ne esce con: «senti, io questo pomeriggio parto per Parigi, tu vieni con me e mentre siamo in aereo mi spieghi come funziona. Io poi vado alla riunione con i clienti, andiamo fuori a cena insieme e domani mattina rientriamo con l’aereo delle sette». «Prego?» faccio io, «ma ingegnere, cosa sta dicendo? Prima di tutto lei in aereo ronfa, in secondo luogo non ho il biglietto e neanche la stanza in albergo, dato che non voglio dormire con lei, e poi io a cena con il mio capo, a Parigi o altrove, non ci vado!».
«Cosa dico a mio marito, che mi faccio un giro a Parigi per spiegare al capo come funziona il database che ha programmato lui??? e lasciamo perdere cosa viene a costare questo scherzetto!!».
Mi guarda un po’ sorpreso, mi sa che non gli è capitato spesso che una donna rifiuti un suo invito, sorride incerto e poi mi dice, «OK, Annalisa, allora me lo spieghi un altro giorno».
Ovviamente non c’è mai stato un altro giorno.

Nessun commento:

Posta un commento