mercoledì 15 settembre 2010

Fetenti in carriera (sempre a proposito di colloqui)

"Ho conosciuto Marta, mentre seguivo un corso sulla gestione delle risorse umane presso l’Università Cattolica. Era uno dei relatori, oltre che responsabile del training di una delle più grosse società farma-ceutiche europee, con sede in Italia.
Ci siamo subito trovate simpatiche e quando ha saputo che volevo cambiare lavoro mi ha detto che il suo capo cercava un’assistente.
Mi dice «presentati domani alle 9.00 che te lo faccio incontrare».
Sono entusiasta, da sempre desidero lavorare nelle risorse umane e la persona con cui ho appuntamento sta per diventare responsabile per tutta l’Europa.
Ci incontriamo nel suo ufficio e il suo atteggiamento è molto amiche-vole, chiacchieriamo delle mie esperienze e aspirazioni che lui trova molto interessanti, tanto che, dopo avermi chiesto di dargli del tu (!?!) mi invita a restare per assistere ad una riunione in cui presenteranno i dati relativi all’andamento della società.
«Sai, mi dice, sono dati riservati ma conto sulla tua discrezione» e aggiunge ammiccando, «a questo punto…» come dire, penso io, che sono già assunta!
Seguo attenta le varie relazioni, senza capire un tubo… sarà per questo che mi ha permesso di assistere, perché era certo che sareb-be stato arabo?
Alla fine ci rivediamo all’uscita, dove lui tutto entusiasta parla del nostro futuro rapporto di lavoro come di cosa fatta. Mi dà anche i buoni del taxi per tornare in città e ci congediamo convinti di rivederci a giorni.
Dopo una settimana di silenzio chiamo lui e mi viene risposto che è in viaggio.
Dopo dieci giorni chiamo Marta e mi viene risposto che è irraggiungi-bile.
Al terzo rifiuto rinuncio, ma mi rode un tarlo… sono un’illusa o lui è un fetente?
È aprile, tre mesi dopo decido di scoprirlo e chiamo di nuovo.
Questa volta nessuno del centralino si ricorda il mio nome e quando chiedo di lui me lo passano immediatamente. «Buongiorno», dico, «sono Annalisa», un silenzioso vuoto, «si ricorda di me?».
Evito di proposito il tu per mantenere le distanze. «No, mi scusi» dice lui, «ma proprio non ricordo», «ah si?», faccio io, «ma non doveva darmi una risposta per il posto di sua assistente tre mesi fa?».
Mi rendo conto dal respiro accelerato che sta ricordando, io sto ancora aspettando, quindi proseguo, «e vorrei farle notare che lei mi ha creato un bel po’ di aspettative, tanto che a distanza di tre mesi mi sto domandando perché non ho ancora ricevuto una risposta».
Balbetta qualche cosa che non capisco e poi alzando la voce mi urla, «ma cosa vuole che le dica, che mi scusi??», «ecco», faccio io, «non sarebbe male visto il suo poco professionale comportamento!», «e va bene mi scuso, è contenta?», «si, grazie», rispondo e metto giù la cornetta.
Un altro psicopatico."

Settembre, mese di colloqui, pare, o almeno così dice Glamour, ma in effetti, in giro, non c'è niente di interessante, almeno per quanto mi riguarda.
Inoltre, penso che, i pochi annunci che ci sono, sono annunci civetta, messi per raccattare cv e far fare qualcosa ai poveri selezionatori, e non ho certo voglia di incappare in altre situazioni paradossali.
Alla mia età e dopo tutto quello che ho passato, non ho più la pazienza di sopportare certe scemenze.

Nessun commento:

Posta un commento