mercoledì 29 settembre 2010

Formazione sì, formazione? No!

Ho chiesto all’ufficio del personale la possibilità di frequentare un master in counseling organizzativo, pagato con i fondi, cosa a cui ho diritto, perché ogni mese, lo 0,03% dello stipendio di tutti i lavoratori italiani viene depositato in un fondo e può essere riutilizzato a loro favore per la qualificazione professionale.

Il mio interesse è nato perché nel corso dell’anno passato ho dovuto affrontare situazioni di crisi e gestirle da sola e, dato che mi sono dovuta basare sulla mia autorevolezza, duramente guadagnata, e non sull’autorità dovuta alla funzione ricoperta, sono una banale segretaria, secondo l’ufficio del personale, non è stato un lavoro facile.

Lavorare qui, è come vivere in una continua assemblea di condominio.

Mi spiego: la gente sta (e intendo proprio stare, non lavorare, perché questo è un termine assai poco conosciuto) qui, con il culo nel burro, anche da 20 anni, e, nel corso di questo lunghissimo periodo, ogni persona ha sviluppato simpatie e antipatie, nei confronti dei colleghi, che hanno dato luogo a vere e proprie faide con alleati, feriti e anche morti (lavorativamente parlando, ovviamente).

Esattamente come la mia vicina di 80 anni odia la dirimpettaia perché il suo gatto le ha fatto pipì sullo zerbino nel 1982, le mie colleghe si odiano fra loro perché, anni fa, una ha telefonato al capo dell’altra superando il filtro della segretaria, praticamente bypassandola (concedetemi il termine che rende bene la situazione), affronto imperdonabile.

Il livello è questo.

Quindi, ho tanto bisogno di imparare a fare il counselor, perché se vado avanti così, finisce che perdo le staffe e prima o poi, una, la strozzo.
Mi trovo, inoltre, a dover insegnare cose tecniche (come fare un pdf con la fotocopiatrice), così come le modalità di comunicazione tra colleghe e con i superiori e questo è mentoring.

Il manager dell’ufficio del personale mi ha detto di no, adducendo come scusa che “costa troppo, anche se lo paghiamo con i fondi è comunque un costo eccessivo”, “non c’entra niente con il suo lavoro”, di cui dice di essere espertissimo e di sapere nel dettaglio cosa faccio e insinuando, visto che ho un’attività pubblica, extra-lavorativa, molto impegnativa, che probabilmente non faccio bene il mio lavoro, visto che riesco a fare tante altre cose.

In pratica, senza volerlo, l'evoluto e culturalmente avanzato manager, mi ha dato del genio, perché nessuno si è mai lamentato di me, anzi, ricevo continui complimenti da tutti, ma mi ha negato la possibilità di approfondire e migliorare le mie conoscenze in un ambito delicato e fondamentale, in questo momento di grande crisi: far andare d’accordo le persone, per far in modo che lavorino di più e meglio.

Alla fine gli ho detto che non c’era nessun problema, e che visto che sono ricca di famiglia, me lo pagherò da sola, con buona pace dei fondi!

mercoledì 22 settembre 2010

Il diavolo veste Prada, io vesto Upim

Ieri sera ho visto, ancora una volta, il film "Il diavolo veste Prada".
La prima volta che l'ho guardato mi ha divertito, ora, ogni volta che lo rivedo, mi incazzo sempre più.
Le ragioni:
1) nessuna ragazza con i titoli della protagonista risponederebbe mai a un annuncio per quel tipo di lavoro
2) nessuna ragazza con quei titoli di studio verrebbe mai presa per quel tipo di lavoro, perchè il rischio che se ne vada in breve tempo, perchè ha trovato di meglio, è troppo alto
3) non succede mai che ti regalino tutti i vestiti e gli accessori che le vengono regalti nel film. A me è stato detto, per lavorare proprio da Prada, che avrei avuto lo sconto del 30%, perchè era obbligatorio vestire esclusivamente Prada. Fatti i debiti calcoli, avrei potuto comprarmi un capo al mese, ma non avrei più potuto pagare il mutuo... e poi cosa ne avrei fatto del mio guardaroba esistente?
4) non succede neanche che ti paghino parrucchiere e truccatore, nè che tu possa usufruire della limousine e dell'autista
5) i viaggi te li pagano solo se il capo ti vuole portare a letto e tu ci stai, sennò col cavolo che vai a Parigi

Io sarei andata a Parigi alle seguenti condizioni:

IL DATABASE

Ancora una volta il Pierpaolo ha fatto un affare, l’ingegnere mi ha dato un file in Excel con almeno tremila contatti sia di lavoro che personali e mi ha chiesto di trovargli un modo più decente di gestirli. «Bèh, ma ingegnere» cinguetto, «Excel è un foglio di calcolo, bisognerebbe usare Access…». «OK, OK, Lisa, fai tu» risponde, già dimentico di quello che mi ha appena chiesto. Ve bene faccio io e così il Pierpaolo gli costruisce un database che è una meraviglia tecnologica.
Adesso Raffaella ed io non avremo più problemi a trovare i numeri di telefono, il file è in rete e possiamo consultarlo e aggiornarlo entram-be.
Sorge immediato un problema: come spiego all’ingegnere come funziona? Ci provo un paio di volte in ufficio, ma siamo continuamente interrotti dalle telefonate, lui è distratto e tra l’altro non è che sia molto versato da un punto di vista tecnologico – come l’avrà presa la laure-a? Alla CEPU o con i punti dell’Esselunga???
Alla fine io scocciata, lui esausto per il troppo impegno profuso, se ne esce con: «senti, io questo pomeriggio parto per Parigi, tu vieni con me e mentre siamo in aereo mi spieghi come funziona. Io poi vado alla riunione con i clienti, andiamo fuori a cena insieme e domani mattina rientriamo con l’aereo delle sette». «Prego?» faccio io, «ma ingegnere, cosa sta dicendo? Prima di tutto lei in aereo ronfa, in secondo luogo non ho il biglietto e neanche la stanza in albergo, dato che non voglio dormire con lei, e poi io a cena con il mio capo, a Parigi o altrove, non ci vado!».
«Cosa dico a mio marito, che mi faccio un giro a Parigi per spiegare al capo come funziona il database che ha programmato lui??? e lasciamo perdere cosa viene a costare questo scherzetto!!».
Mi guarda un po’ sorpreso, mi sa che non gli è capitato spesso che una donna rifiuti un suo invito, sorride incerto e poi mi dice, «OK, Annalisa, allora me lo spieghi un altro giorno».
Ovviamente non c’è mai stato un altro giorno.

giovedì 16 settembre 2010

I capi, ma sono tutti così?

GLI ULTIMI 2
Gli ultimi due capi non meritano neanche un paragrafo per ciascuno, dato che sono durati circa un paio di mesi ciascuno…
Il Presidentone… dopo che ci avrò scambiato si e no due parole in tre mesi, probabilmente non ha apprezzato il mio modo di disporre la bottiglia d’acqua, rigorosamente naturale a temperatura ambiente, e le riviste sul piano di cristallo, che è la sua scrivania, e mi ha fatta licenziare.
Non l’ha fatto lui di persona, ma le palle non le ha più nessuno??? E la scusa addotta è stata una totale mancanza di feeling, terminologia inglese che equivale a dire che gli stavo sulle sopracitate, dato che non ero disposta a temerlo e a tremare in sua presenza, come fanno tutti gli altri dipendenti.
Ma, dico io, come si fa a temere uno che a 67 anni suonati va ancora a lezione d’inglese ed è presidente della stessa società multinazionale dell’editoria da 25 anni? Ne deduco che sono 25 anni che prende lezioni senza profitto….

L’urlatore, invece, è afflitto da egomania: incapace di resistere nel mondo della politica, perché assolutamente mancante di diplomazia e tatto, ha ripiegato su una carriera con meno esposizione mediatica, fatto che gli deve aver lasciato un po’ di amaro in bocca, perché si deve accontentare di un pubblico ridotto rispetto al Parlamento.
Nonostante la disfatta, la sua eloquenza, che scade sempre nel turpiloquio, non ne ha sofferto: riunioni di ore in cui lui si ascolta dire e ripetere cose dette altre migliaia di volte non scalfiscono minimamente il suo aplomb, e, mentre tutti gli uditori in ascolto, zerbinati in adorazione, lo venerano, la sottoscritta, che non aveva ancora fatto il botox per bloccare la mimica facciale, doveva esprimere tutto il suo disappunto e la noia mortale.
Il risultato è chiaro, all’ennesimo ululato senza ragione, ho rassegnato, di nuovo, le mie dimissioni.


Ho voluto mettere questo racconto, perchè ho appena saputo che il Presidentone è di nuovo alla ricerca.
La sua assistente, presa al mio posto, è campata circa 2 anni e mezzo e ora la vuole fare fuori.
Dovrà trovarle un altra posizione nella società, oppure riempirla di soldi per cacciarla
Io sono stata meno fortunata, perchè mi ha cacciata in periodo di prova.

Certe persone dovrebbero essere eliminate con una latta di benzina e un fiammifero.
Semplice ed economico.

mercoledì 15 settembre 2010

Fetenti in carriera (sempre a proposito di colloqui)

"Ho conosciuto Marta, mentre seguivo un corso sulla gestione delle risorse umane presso l’Università Cattolica. Era uno dei relatori, oltre che responsabile del training di una delle più grosse società farma-ceutiche europee, con sede in Italia.
Ci siamo subito trovate simpatiche e quando ha saputo che volevo cambiare lavoro mi ha detto che il suo capo cercava un’assistente.
Mi dice «presentati domani alle 9.00 che te lo faccio incontrare».
Sono entusiasta, da sempre desidero lavorare nelle risorse umane e la persona con cui ho appuntamento sta per diventare responsabile per tutta l’Europa.
Ci incontriamo nel suo ufficio e il suo atteggiamento è molto amiche-vole, chiacchieriamo delle mie esperienze e aspirazioni che lui trova molto interessanti, tanto che, dopo avermi chiesto di dargli del tu (!?!) mi invita a restare per assistere ad una riunione in cui presenteranno i dati relativi all’andamento della società.
«Sai, mi dice, sono dati riservati ma conto sulla tua discrezione» e aggiunge ammiccando, «a questo punto…» come dire, penso io, che sono già assunta!
Seguo attenta le varie relazioni, senza capire un tubo… sarà per questo che mi ha permesso di assistere, perché era certo che sareb-be stato arabo?
Alla fine ci rivediamo all’uscita, dove lui tutto entusiasta parla del nostro futuro rapporto di lavoro come di cosa fatta. Mi dà anche i buoni del taxi per tornare in città e ci congediamo convinti di rivederci a giorni.
Dopo una settimana di silenzio chiamo lui e mi viene risposto che è in viaggio.
Dopo dieci giorni chiamo Marta e mi viene risposto che è irraggiungi-bile.
Al terzo rifiuto rinuncio, ma mi rode un tarlo… sono un’illusa o lui è un fetente?
È aprile, tre mesi dopo decido di scoprirlo e chiamo di nuovo.
Questa volta nessuno del centralino si ricorda il mio nome e quando chiedo di lui me lo passano immediatamente. «Buongiorno», dico, «sono Annalisa», un silenzioso vuoto, «si ricorda di me?».
Evito di proposito il tu per mantenere le distanze. «No, mi scusi» dice lui, «ma proprio non ricordo», «ah si?», faccio io, «ma non doveva darmi una risposta per il posto di sua assistente tre mesi fa?».
Mi rendo conto dal respiro accelerato che sta ricordando, io sto ancora aspettando, quindi proseguo, «e vorrei farle notare che lei mi ha creato un bel po’ di aspettative, tanto che a distanza di tre mesi mi sto domandando perché non ho ancora ricevuto una risposta».
Balbetta qualche cosa che non capisco e poi alzando la voce mi urla, «ma cosa vuole che le dica, che mi scusi??», «ecco», faccio io, «non sarebbe male visto il suo poco professionale comportamento!», «e va bene mi scuso, è contenta?», «si, grazie», rispondo e metto giù la cornetta.
Un altro psicopatico."

Settembre, mese di colloqui, pare, o almeno così dice Glamour, ma in effetti, in giro, non c'è niente di interessante, almeno per quanto mi riguarda.
Inoltre, penso che, i pochi annunci che ci sono, sono annunci civetta, messi per raccattare cv e far fare qualcosa ai poveri selezionatori, e non ho certo voglia di incappare in altre situazioni paradossali.
Alla mia età e dopo tutto quello che ho passato, non ho più la pazienza di sopportare certe scemenze.

mercoledì 8 settembre 2010

I selzionatori e Maga Magò sono imparentati?

Nella mia vita ho sicuramente fatto un numero mostruoso di colloqui. Questo perché dopo un po’ che lavoro per qualcuno e comincio a conoscerlo approfonditamente e a scoprirne tutti i difettucci, mi scade, come il latte fresco dopo tre giorni nel frigo, e sulla mia fronte si accende automaticamente un display luminoso ad intermittenza, che recita: sei un coglione! In genere ho un tempo di sopportazione che varia dai tre ai sei mesi, ma tengo duro fino ai sei, perché è il periodo di prova che devo superare prima di essere confermata a tempo indeterminato e poi anche perché cerco di essere veramente paziente.
Ad ogni modo, tornando ai colloqui, credo di avere veramente visto di tutto e devo dire che la mancanza di professionalità degli addetti ai lavori è spaventosa. Quelli che lavorano per le società che somministrano (e sembra che ti vogliano propinare al cliente come se tu fossi una supposta per il mal di reni!) il lavoro temporaneo sono veramente dei poveri disgraziati, senza esperienza che vengono buttati allo sbaraglio e purtroppo si fanno le ossa a spese del candidato che di solito esce da questo genere di colloquio, domandandosi con chi cazzo ha avuto a che fare…
Infatti i giovincelli, raramente superano i ventotto anni, seduti al di là della scrivania, si sentono onnipotenti e ti considerano una merdaccia, semplicemente perché stai cercando di cambiare lavoro.
Probabilmente è un retaggio culturale tipicamente italiano considerare una che cambia lavoro spesso, come uno sfigata o una pianta grane e così anche chi lavora in questo settore è fortemente condizionato dall’idea, assolutamente cretina, che uno sia affidabile e in gamba solo se ha lavorato almeno dieci anni in un’unica azienda.
In aggiunta, i test idioti si sprecano e a volte passi un pomeriggio intero a rispondere a domande che hanno ben poco a che fare con il tuo lavoro – ma qualcuno mi potrebbe spiegare perché scegliere il giusto triangolo da appaiare agli altri tre, dovrebbe dimostrare che sono una brava assistente??? Forse sarebbe meglio inserire domande di attualità e cultura generale per una professione che ben poco ha a che fare con la geometria e la matematica e molto con l’improvvisazione e la fantasia e molto, moltissimo buon senso!
Cosa me ne frega di quale è il bastardo triangolino, se poi ogni giorno il mio lavoro è gestire un’agenda, trovare informazioni di ogni tipo e rispondere educatamene al telefono? Che valore aggiunto mi dà un test del genere? sarà, forse, che analizzando le risposte di matematica e logica si scopre qualcosa che in altro modo non può essere rivelato?
E poi magari ci si dimentica di chiedere se l’inglese fluente dichiarato è realmente fluente o se una è in grado di scrivere una lettera decente basandosi solo su informazioni generiche.
Infatti, in genere l’esperienza di studio all’estero equivale alle solite quattro settimane in una famiglia, che ti fa morire di fame, e in una scuola dove il 90% degli studenti è di nazionalità italiana… e allora sì che parli inglese! tanto varrebbe andare a Rimini!
Per quanto riguardo il saper scrivere, siamo messe ancora peggio: avevo una collega in università che sapeva l’inglese meglio di me, ma faceva un sacco di errori di ortografia in italiano!
Quando poi si passa a prendere in considerazione quelli che si fanno chiamare headhunter, come se in italiano non ci fosse un termine adatto a rappresentarli, la situazione diventa veramente catastrofica.
Si suppone che questi personaggi lavorino per società specializzate nella ricerca di personale, che siano altamente qualificati e mostruosamente professionali. Bèh, non è così, infatti, le domande più personali, intime e vietate dalla legge, tipo, «ma lei vuole figli?» e tu vorresti rispondergli, fatti un pacco di cazzi tuoi, stronzo, sai benissimo che non puoi chiedermelo! Mi sono state fatte proprio dagli headhunter, neanche la mia migliore amica ha mai osato.
Nel qual caso, ti tocca abbozzare e spergiurare che ti sei fatte legare le tube giusto lo scorso anno perché «per me la carriera è tutto», pena l’eliminazione del tuo curriculum da tutti i database dell’azienda.
Uno di questi, me lo ricordo come fosse ieri, dopo venti minuti di colloquio, ha concluso l’intervista dicendomi: «a prescindere dal suo carattere, la sua preparazione non è quella che cerchiamo».
A prescindere da cosa? Ma che cazzo ne sai tu del mio carattere dopo venti minuti che parliamo di quello che ho fatto negli ultimi dieci anni??? Ma chi sei, Maga Magò con la palla di cristallo, che puoi vedere il passato e divinare il futuro??? Ma vaffanculo, deficiente!!
Lo avrei strangolato e avrei fatto bene, perché, anni dopo, e devo concedergli che, di certo, ha una memoria da elefante o forse ha solo un efficiente database, sono stata scartata da una sua collega, che, al primo incontro, si era dimostrata entusiasta e mi aveva fissato un secondo appuntamento, che non c’è mai stato, perché, a detta sua, carattere e preparazione non erano adeguati a quello che cercavano. La scema poteva almeno cambiare la scusa, no? Ma da qui si vede l’acume.
Altri non sono stati così feroci, ma di sicuro maleducati, visto che dopo ripetute assicurazioni che mi avrebbero fatto sapere sia in bene che in male, non li ho mai più sentiti. Cos’è, gli costa molto una telefonata? Magari potrebbero farla fare alla segretaria, se proprio loro non si degnano, ma no, manco quello. Ho imparato, a mie spese, che se dopo al massimo cinque giorni lavorativi non li senti, puoi considerarti fuori dai giochi.

mercoledì 1 settembre 2010

Sovradimensionata, questo è il mio ultimo, ma non unico, problema...

Da qualche tempo sto cercando una altro lavoro.

Il mio rapporto con il gerbillo Pongo è andato come si dice educatamente, "in vacca" e io sono sicura che non avrò un mai un percorso di crescita professionale, per non parlare di aumenti di stipendio.

Le segretarie, qui, non è previsto che evolvano professionalmente.

Quindi sono di nuovo in pista, senza fretta, con cautela, perchè c'è in giro un 90% di annunci spazzatura.

Nella città dove vivo c'è forse un po' più di offerta che in altre zone, ma la risposta che ricevo io, ultimamente, è che sono sovradimensionata.

Vi faccio due esempi:

1) colloquio in Unicredit per la posizione di assistente del n. 2 di Profumo, quindi posizione molto elevata, secondo me, dato che lui gestisce diverse unità composte da 12.000 persone in tutto il mondo.
Risultato, non vado bene perchè le mansioni richieste sono basiche e perchè probabilmente sono più skillata della stessa assistente di Profumo che dovrebbe stare sopra di me... no comment!
Mi dicono inoltre che il mio inglese è decisamente migliore di quello di tutte le componenti il pool di segreteria e che si sono rivolti all'esterno, semplicemente perchè internamente (sono 165.000) non hanno trovato nessuno all'altezza.

Comunque, evidentemente, io sono molto sopra l'altezza media!

2) Posizione: assistente del Presidente di Publitalia, stessa cosa, so già che non mi richiameranno, per gli stessi motivi.

Devo fare richiesta per diventare l'assistente del Presidente della FIAT? del Presidente del Consiglio (meglio di no...), di Barack Obama? del Papa?

Più in su di così non arrivo.

Questo perchè, le società, quando devono assumere qualcuno per una segreteria, non vogliono una troppo brava, preparata ed intraprendente, tipologia di assistente molto pericolosa, perchè queste qualità presuppongono anche il fatto che sia un essere dotato di intelligenza e capacità cognitive.

Orrore, vurria mai che sia anche capace di iniziativa e magari anche di prendersi delle responsabilità.

Mentre, chi ha già sul libro paga persone così, sapendo che è difficile che trovino altro, ci tengono strette al guinzaglio, tanto sanno che non possiamo fare nulla o ben poco.

La risposta alle nostre legittime richieste, è che possiamo accomodarci fuori dalla porta, tanto c'è la coda.