Ho ricevuto questa mail dopo aver tenuto un intervento sulla leadeship femminile e nello specifico su come essere leader in situazioni difficili e in ruolo da "sottoposta" come quello della Manager Assistant:
Ciao M.....,
credimi se ti dico che mi è infinitamente dispiaciuto andare via prima della fine dell'intervento: il corso è
interessantissimo ma il TUO intervento è stato quello che mi ha più
colpita.
Io in realtà sono una mezza "intrusa": è un anno e mezzo che
faccio assistente di direzione e quindi non ho maturato esperienze decennali
come tutte voi. ...
Il punto è che non avevo mai pensato di arrivare a fare un lavoro come
questo: volevo lavorare nell'HR e non avevo mai contemplato altro. Poi è
arrivata questa proposta .. l'ho colta.. dopo una serie di assistenti mandate
via dopo un paio di settimane, hanno preso me, mi trovo bene con il "boss"
quindi ora eccomi qui.
I grandi contrasti sono tra la tipologia di occupazione e
il mio carattere: non sono fatta per sentirmi schioccare le dita e dire
"distribuisci il caffè" (esempio riportato da te!) e nemmeno per avere qualcuno
degli altri uffici che mi scrive " sono finiti i cucchiaini"... (qui in realtà
le relazioni più complesse sono quelle con i colleghi: personalmente penso che
l'amministratore sia caratterialmente difficile ma una gran persona dal punto di
vista relazionale; gli altri invece, al di la dei buoni o cattivi rapporti
percepiscono me e le mie colleghe proprio come qualcuno al loro
servizio..)
La scorsa volta la ragazza che ha fatto la testimonianza al
master alla domanda: come fai quando ti trovi davanti una cosa che non vuoi
fare, come la affronti? ha risposto che il nostro lavoro è una missione, che non
ambisce ad essere un manager ma un aiuto...e io mi sono detta.. mi sa che non ci
siamo...
Poi hai fatto l'intervento tu e che ci creda o no.. mi sono detta..
ecco è così che vorrei essere. Avere un'autorità, consapevolezza dell'importanza
del mio ruolo! Provare fastidio verso chi mi dà ordini come se fossi una
cameriera e non predere anche queste pochezza per parte del ruolo in quanto
missione! Se mi percepissi come una "missionaria" non durerei, ma se invece
potesse acquisire la consapevolezza che sono parte di un team, sarebbe
diverse.
Mi sono detta se assistente di direzione si può essere così allora
si, lo posso fare!
Tutta questa epopea per ringraziarti! Spero davvero di
incontrarti nuovamente....
Vorrei ricevere più mail come questa, anche perchè le altre 12 partecipanti non hanno neanche risposto alla mial mail in cui chiedevo loro un feed-back sull'intervento.
Persone come la ragazza che mi ha scritto mantengono viva la mia speranza che non sto buttando il mio tempo e che lottare perchè le donne e in particolare le assistenti, abbiano il riconoscimento loro dovuto, non è una guerra contro i mulini a vento.
Diario di una donna in un mondo di uomini
mercoledì 2 gennaio 2013
mercoledì 19 dicembre 2012
Downton Abbey, la servitù e le donne
Ecco, finalmente ho trovato la giusta analogia!
Mi spiego, sono diventata un’appassionata di Downton Abbey, adoro quel
polpettone storico e adoro in modo particolare i rapporti in atto tra classe
nobile e servitù.
Mi ha colpito moltissimo un concetto espresso da una delle protagoniste: “a
volte la servitù è più conservatrice dei padroni”.
E’ quello che vedo succedere negli uffici e in famiglia dove le donne
continuano a subire certi atteggiamenti e comportamenti senza ribellarsi, anzi
li accettano e pensano che sia normale.
La servitù come le donne sono state addestrate per secoli all’obbedienza,
all’umiltà, alla sottomissione.
La servitù però si è ribellata, le donne no.
Nel corso della storia tutte le categorie vessate e maltrattate hanno
trovato il modo di ribellarsi, tranne le donne che continuano a subire,
continuando a credere di essere inferiori agli uomini.
Il diritto di voto alle donne fu introdotto nella legislazione
internazionale nel 1948 quando le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione
Universale dei Diritti dell'Uomo. come stabilito dall'articolo 21 “(1)Chiunque
ha il diritto di prendere parte al governo del proprio paese, direttamente o
attraverso rappresentanti liberamente scelti. (3) La volontà del popolo dovrà
costituire la base dell'autorità di governo; questa sarà espressa mediante
elezioni periodiche e genuine che si svolgeranno a suffragio universale e
paritario e che saranno tenute mediante voto segreto o mediante procedure libere
di voto equivalenti.
Negli Stati Uniti la corsa alla Casa Bianca ha visto un nero, Obama e una
donna, la Clinton, ma ero certa che che avrebbe vinto Obama, perché è comunque
più accettabile, per gli uomini che detengono il potere, avere un capo uomo,
anche se nero, piuttosto che un capo donna, anche se bianca.
In sintesi le donne sono le creature maggiormente discriminate nella
società cosiddetta “civile”.
Nonostante tuto sembra che le donne non siano capaci di farsi valere e che
la voglia di lottare si disperda in innumerevoli iniziative che non si
concretizzano in nulla di pratico.
Situazione veramente penosa.
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venerdì 14 dicembre 2012
E siamo di nuovo a Natale, ma in realtà a nessuno importa
Eccoci di nuovo a Natale e dovremmo essere tutti più buoni, ma poi non succede mai.
Perchè nessuno, in realtà è veramente buono, pensiamo tutti ai cavoli nostri.
La settimana scorsa ho sentito dei rumori dal piano di sotto, sono uscita sul pianerottolo e ho visto una scena terribile.
Il fidanzato della mia vicina di casa, una ragazza di circa venti anni, la stava picchiando sulla soglia della porta.
L'ha riempita di calci e pugni e poi quando ha finito, spero anche per il fatto che mi ero affacciata a vedere, se ne è andato.
Sono uscita solamente io a vedere cosa stava succedendo ed erano le 8.30 di sera.
Poi ci domandiamo perchè siamo a fine anno e più di 100 donne sono state uccise da mariti, fidanzati, compagni attuali o precedenti.
Succede perchè a nessuno importa veramente.
Sono "cose private" che secondo il pensiero comune, bigotto e pseudocattolico, vanno risolte nel privato della propria casa o meglio ancora della camera da letto, così neanche i figli possono sentire.
Ma i figli sentono comunque.
E le femmine crescono con l'idea che la sottomissione e subire sia la cosa giusta da fare, mentre i maschi si sentono autorizzati a continuare a fare quello che fa il padre.
Il modello viene poi applicato anche nel mondo esterno, a scuola, nel mondo del lavoro e le donne anche lì si adattano.
Stavo seguendo una selezione per una assistente junior e quando la candidata è stata individuata, la responsabile del personale, una donna, mi ha detto che era entusiasta di lei perchè era "una bella figa" e avrebbe fatto una bella figura con l'imprenditore.
Volevo tirarle un centro in mezzo alla faccia, ma mi sono trattenuta per evitare una denuncia per lesioni personali.
Alla fine la responsabilità è anche nostra se continuiamo ad accettare certe logice e comportamenti maschili.
Perchè nessuno, in realtà è veramente buono, pensiamo tutti ai cavoli nostri.
La settimana scorsa ho sentito dei rumori dal piano di sotto, sono uscita sul pianerottolo e ho visto una scena terribile.
Il fidanzato della mia vicina di casa, una ragazza di circa venti anni, la stava picchiando sulla soglia della porta.
L'ha riempita di calci e pugni e poi quando ha finito, spero anche per il fatto che mi ero affacciata a vedere, se ne è andato.
Sono uscita solamente io a vedere cosa stava succedendo ed erano le 8.30 di sera.
Poi ci domandiamo perchè siamo a fine anno e più di 100 donne sono state uccise da mariti, fidanzati, compagni attuali o precedenti.
Succede perchè a nessuno importa veramente.
Sono "cose private" che secondo il pensiero comune, bigotto e pseudocattolico, vanno risolte nel privato della propria casa o meglio ancora della camera da letto, così neanche i figli possono sentire.
Ma i figli sentono comunque.
E le femmine crescono con l'idea che la sottomissione e subire sia la cosa giusta da fare, mentre i maschi si sentono autorizzati a continuare a fare quello che fa il padre.
Il modello viene poi applicato anche nel mondo esterno, a scuola, nel mondo del lavoro e le donne anche lì si adattano.
Stavo seguendo una selezione per una assistente junior e quando la candidata è stata individuata, la responsabile del personale, una donna, mi ha detto che era entusiasta di lei perchè era "una bella figa" e avrebbe fatto una bella figura con l'imprenditore.
Volevo tirarle un centro in mezzo alla faccia, ma mi sono trattenuta per evitare una denuncia per lesioni personali.
Alla fine la responsabilità è anche nostra se continuiamo ad accettare certe logice e comportamenti maschili.
venerdì 2 novembre 2012
Chi pensa di essere un’assistente di direzione, nella maggior parte dei casi, è semplicemente una segretaria o ancora meno, un’impiegata.
Purtroppo...
E sì, purtroppo i miei sospetti si stanno avverando.
Chi pensa di essere un’assistente di direzione, nella maggior parte dei
casi, è semplicemente una segretaria o ancora meno, un’impiegata.
Siamo come al solito una popolazione di farlocchi, di “lei non sa chi sono
io”, di millantatori.
E a quanto pare le donne non sono da meno.
Come è possibile ricevere dei cv assolutamente fuori target rispetto
all’annuncio pubblicato?
Se sono richieste specifiche competenze, chi è quella cretina che risponde
pur non avendone neanche una?
Purtroppo sono tante.
Se si chiede esperienza come assistente di direzione e si ricevono cv di
impiegatucce, cosa significa?
Facendo un esame estremamente rigoroso, mi viene da pensare che
nell’accezione comune, l’assistente di direzione non è altro che
un’impiegatuccia che si dà un tono con un titolo ridondante.
Nella mia accezione è tutt’altro.
Ma come fare a far cambiare il comune pensiero?
Gli stessi datori di lavoro non sanno cosa vogliono e se prima si
accontentavano della ragioniera che gli faceva anche le commissioni in banca e
in posta, ora sono diventati arditi e voglio che la loro assistente sia
“skillata” – e qui apro una parentesi per chiarire che forse entrambe le
categorie, impiegate e datori di lavoro, dovrebbero seguire un corso di
inglese!!!!
Poi non importa se le skill richieste non verranno mai usate, sono una
discriminante che riduce di molto le possibilità alle impiegatucce di cambiare
lavoro e che umilia e rende infelice chi, invece, le skill richieste le ha e si
trova a lavorare nel solito ambiente padronale, ignorante e meschino che è
tipico della realtà italiana.
Per fortuna non può durare in eterno.
Certamente io sarò belle che morta quando il cambiamento sarà compiuto, ma di certo mi sto cominciando a godere il bagno di sangue.
Abbiamo tanto osannato la globalizzazione? certo, ma senza neanche sapere
che avrebbe avuto conseguenze drammatiche sul nostro giurassico
sistema-paese.
Il resto del mondo è avanti anni luce e noi, nonostante abbiamo sotto gli
occhi il mondo reale, perché l’accesso a Internet, vivaddio, almeno quello lo
abbiamo, facciamo finta di niente e continuiamo imperterriti sulla strada
dell’autodistruzione.
Ho fatto colloqui con assistenti di direzione che dopo 10/15 anni nella
stessa azienda sono state licenziate, causa crisi.
Una crisi spesso reale, ma spesso usata come scusa anche da chi non ha
problemi veri, per licenziare i rami secchi.
Le assistenti/segretarie italiane sono rami secchi, perché se va bene, sono
laureate, sennò diplomate, ma la cosa agghiacciante è che dall’ultimo titolo di
studio di 15/20 anni fa ad oggi non si sono mai più preoccupate di aggiornarsi,
di imparare qualcosa di nuovo, di tenere accesso il cervello.
Sono morte in piedi e non lo sanno.
E quindi le aziende se ne liberano appena possono.
E quindi le vedi arrivare al colloquio, alcune depresse e infinitamente
tristi, sembrano portare sulle spalle tutte le disgrazie del mondo, altre
isteriche e stressatissime, aggressive e piene di desiderio di rivalsa per il
trattamento subito.
Impossibili da reinserire in qualsiasi realtà aziendale.
Allora vi domando: è stato bello stare sedute sulle vostre chiappe per
15/20 anni, facendo il minimo sindacale, spacciandovi per assistenti quando non
lo siete neanche lontanamente, senza preoccuparvi del futuro, certe che lo stato
avrebbe pensato a darvi una serena vecchiaia e una bella immeritata
pensione???
Siete soddisfatte di voi e dei risultati che avete conseguito?
Probabilmente non siete state neanche delle buone madri, perché avete
passato ore e ore in ufficio a fare le portinaie di lusso, facendo finta di
essere indispensabili, senza mai ammettere che siete un vero fallimento
professionale e i vostri figli erano a casa in attesa di una madre che si
sentiva obbligata a fare ore di straordinario per dimostrare la sua utilità in
azienda.
Con questo comportamento idiota e irresponsabile avete rovinato l’immagine
della categoria.
Avete impedito a chi lo voleva, perché in grado di fare bene il suo lavoro
in otto ore, di andarsene a casa a un’ora decente, pena la marchiatura a fuoco
come fancazzista.
Ora ne pagate lo scotto e vi sta bene.
Siete inutili, obsolete e ignoranti.
Come tuto il resto del paese.
lunedì 10 settembre 2012
Devastanti momenti di ozio forzato
Senza volermi abbattere, perchè so che c’è chi sta peggio di
me, credo che mi si prospettino lunghi pomeriggi di ozio.
Perchè lamentarsi?
E’ vero, non dovrei, perchè, a parte un lavoro, non mi manca
nulla, ma l’abbrutimento del non far niente mi ha sempre terrorizzato.
Quando ero più giovane, l’inattività mi faceva paura, perchè
signifcava fermarsi a pensare e la maggior parte delle volte non mi piaceva
quello che vedevo, fermandomi a guardarmi.
Ora è diverso, mi guardo e mi piace quello che vedo, mi
piace la persona che sono diventata, anche se so che tante caratteristiche che
mi contraddistinguono mi hanno impedito di fare determinate scelte e ottenere
cose.
Ma lo so, e sono scesa a patti con il fatto che queste mie
caratteristiche sono un po’ ingombranti.
Di contro credo di avere qualità che poche altre persone
hanno, solo che sembra che non interessino a nessuno, o meglio, magari qualcuno
interessato c’è, ma poi quando si arriva al dunque, ti tratta in un modo che
dire “insultante” è poco.
La professionalità va pagata e se uno non è disposto a
farlo, non chieda a me di fare un lavoro.
Anche se c’è crisi, non vuol dire che si possano strangolare
le persone.
Se mi viene chiesto un preventivo per fare un certo tipo di
lavoro, sono disposta a mediare e ad andare incontro alle esigenze del cliente,
ma se il cliente mi offre un decimo di quello che ho chiesto, mi viene solo da
ridere.
Così rido e medito sul fatto che per qualche strana ragione,
qualunque tipo di attività mi metta a fare, i clienti cercano sempre di
fregarmi, obbligandomi così a giocare d’anticipo e a cercare di fregarli io per
prima.
E’ come quando lavori come dipendente e ti dai da fare anche
di più di quello che dovresti e non ti viene riconosciuto, mai, neanche con un
grazie.
Dopo un po’, come ha sottolineato un’amica, piano, piano, ti
tiri indietro e fai solo quello che io chiamo “il minimo sindacale” che non dà
soddisfazione nè a te e tantomeno al datore di lavoro che ti considera un
dipendente di scarso valore.
Evidentemente c’è qualcosa che non va nel sistema.
Credo si tratti del fatto che “meritocrazia” in Italia è una
parolaccia impronunciabile.
Il mito del “posto fisso” ha creato generazioni di lavoratori
che sono assolutamente incapaci in alcuni casi o, in altri non sono minimamente
interessati a migliorare le loro performances.
Così si fa carriera in modi a dir poco alternativi.
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lunedì 16 luglio 2012
Non sono l'unica
Ho conosciuto una nuova amica che ha il mio stesso senso dell'umorismo e che ama scrivere.
Ho pensato che sarebbe stato divertente sentire un'altra voce:
Ho pensato che sarebbe stato divertente sentire un'altra voce:
PROLOGO
Già durante il periodo di
preavviso, un vago sentore di anomalia.. Un paio di mail alla Sorella (HR &
Legal Department) per confermarle la data d’ingresso, la spedizione dei
documenti richiesti per l’assunzione, la richiesta di conferma di aver facoltà
di posticipare la scelta di destinazione del TRF vengono lette, ma non generano neanche due righe di risposta.
PARODO
Primo giorno di scuola. La
Sorella, stupendosi che alle 9h30 io sia ancora in reception come una cretina, mi
accompagna dal CEO Fratello e lì m’abbandona.
Introduction, presentazioni, due
parole su usi & costumi dell’ecosistema.. what’s that?
Segue un’ora di lecture
disorganica e frenetica “su chi siamo e dove
stiamo andando” poi sono congedata con il compito d’incontrare n entità aziendali
che m’illumineranno sulle rispettive aree di competenza. A onor del vero fa
anche qualche telefonata d’introduction per presentarmi.
Eseguirò dutifully, con risultati
alterni, per le due settimane successive. Ci saranno rari interludi con lui. Nella
mia testolina sarebbero dovuti essere di recap/verifica, in realtà: “Allora, cosa ha visto, cosa ha visto, con chi ha
parlato, con chi ha parlato? Deve incontrare anche tizio, anche tizio, perché
adesso le spiego tutto io, il new plant in ….”.
Ripete sempre tutto due o tre
volte, in modalità ossessiva-compulsiva.
Prendo possesso del mio loculo –
un vero lusso in quanto singolo - ma senza finestre e senza conditioning - ottimamente
attrezzato con un tower della Compaq di dieci anni fa e un bell’Office 2000 con
SOLO Word ed Excel.. ogni altra funzionalità inibita.
Approccio l’IT Manager che mi
illustra la filosofia della casa: “Gli utenti sono
tutti uguali e tutti incapaci noi abbiamo tanto da fare, non siamo mica qui a
vostra disposizione”. In fondo, che cosa voglio? A lui non è
stato detto di preparare nulla di specifico per me, a cosa mi serve un PC o
portatile degno di questo nome, a cosa mi servono gli strani software di cui
parlo (Access, Project, la suite di Visio), una stampante dedicata? Ma che cosa
penso di fare? Lui è lì da sette anni e sa di cosa parla…
La maggior parte degli organismi
che popolano l’ecosistema mi guarda con sospetto, alcuni con palese pena, il
che è ancora più preoccupante!
EPISODIO
Incontro con una figura chiave
aziendale. Un folle paranoico, ed anche, soprattutto, un parente stretto (la
percentuale di parenti & indotto è di circa il 90% ). Nessun ruolo
ufficiale, ma spazia dalla logistica ai costi industriali, dai feasibility
study and/or business plan (che qui non sono proprio ciò che s’intende nel
mondo reale) all’IT, al sovraintendere al carico dei camion. Comunque, controlla
quasi tutto il flusso dell’informazione aziendale, che ha strutturato/manipolato
in modo da rendersi indispensabile. Scavalca
con estrema disinvoltura tutti i responsabili di funzione. The CEO vorrebbe che
contribuisse pesantemente al mio percorso formativo..
STASIMO
Risatona isterica.
EPISODIO
Padre pensiero. Il Presidente. Primo
incontro.
“El
me fieu el me fieu l’è brav l’è brav, ma porca merda ha tanto da fare, adesso
lei, Signoriiina, ma come la devo chiamare? Lei vede tutto sa tutto e poi lo
aiuta perché el me fieu l’è propri brav e el lavura tant. E lei è vero che fa
in fretta, vero? Che impara in fretta vero, vero ???”
L’intercalare “porca merda” è un
leitmotiv dei vertici aziendali.
STASIMO
Non ci posso credere!
EPISODIO
Mi si chiede di seguire qualche
“faccenduola di taglio legale” e io, scema, abituata a essere “legally compliant” ho un assaggio significativo del CEO pensiero.
Figlio pensiero.
“I
contratti sono fatti per essere stracciati, noi firmiamo sì, ma col cazzo che…”
“Il
notaio dice così, ma è un pirla, io l’ho già fatto, lo so io come si fa,
facciamo come dico io.”
“Ma
no, qui può firmare anche lei, tanto chi controlla e poi anche se non dovessi
tener fede (alle obbligazioni contrattuali sottoscritte) non penserà mica che vengano in Italia a chiederci..”
E molto, purtroppo MOOOLTO, di
più. SIGH!
STASIMO
Sto sognando, adesso mi sveglio.
EPISODIO
CEO pensiero.
“Allora
ci vediamo, ci vediamo, così parliamo di quella roba là, sì, sì, di quello che
voleva farmi vedere” (project management template, proposte
molto, molto semplificate per organizzare il flusso dell’informazione - una
volta reperita - insomma “quella roba lì”).
Mi affanno a spiegare, con parole
semplici, ed ottengo qualche grugnito a
commento.
“L’informazione,
c’è, c’è, magari non gliela vogliono dare (?!?), ma io ho tutto in testa, però,
però, anch’io devo avere le idee chiare su cosa voglio e come lo voglio se no
non ci prendono sul serio..?!?
Comunque
lei per lavorare con me e farlo a lungo deve:
a) Essere discreta.
Ho aspettato di arrivare a quarantadue anni per farmelo spiegare
da te.
b) Non parlare con
lo Staff (?!?) parlare ancora meno con i Partner (?!?). Ma
non era un ruolo di coordinamento?!?
c) Beh, insomma,
lei per i prossimi sei mesi non deve dire proprio niente, poi, se avrà qualcosa
da dire, lo valuterò. GRAZIE!
Com’è buono LEI.
d) Io ho sempre
ragione, vedrà, io ho sempre ragione. I AM NOT JOKING!!!
STASIMO
Aiuto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ESODO
Deus ex machina, dove
sei?
sabato 14 luglio 2012
La storia di CMC
La prima volta che l’ho incontrato a uno degli infiniti ed estenuanti
colloqui durante i quali mi mancava di illustrare le mie capacità
professionali solo alla signora delle pulizie, ma non ho mai avuto modo di
conoscere il mitico amministratore delegato, la prima volta, quindi, mi è
sembrato un uomo piacevole, forse un po’ troppo sicuro di essere bello e
simpatico – la bravura non è emersa né allora, né mai.
E’ stato allora che la mia curiosità si è risvegliata, perché nessuno vuole venire a lavorare qui?
In una occasione si era addirittura alzato per prendere il vassoio del
caffè dalle mani di una curiosissima segretaria che allungava il collo per
vedere chi ero.
Ho capito dopo che era tutta una recita e che il pantalone alla caviglia,
nuda, con piede infilato in mocassino di morbido camoscio, su cui mi era caduto
sbadatamente l’occhio, erano segnali importanti da non sottovalutare.
Solo dopo la fine del tour de force di ben 8 colloqui, e in virtù
del fatto che io ero stufa e gli avevo dato un ultimatum, ricevo il contratto di
assunzione e comincio a lavorare.
Ed è stato allora che ho scoperto da pettegolezzi interni, che il job
posting interno, durato mesi, non aveva dato frutti e, nonostante
inquadramento e stipendio proposti fossero davvero considerevoli, nessuna aveva
voluto accettare il ruolo, e che quando ero stata contattata la prima volta,
erano già 6 mesi che cercavano anche fuori – con metodi piuttosto artigianali,
come molte altre cose fatte lì dentro da persone che sono dei totali
incompetenti – e nessuna era stata considerata adatta.
E’ stato allora che la mia curiosità si è risvegliata, perché nessuno vuole venire a lavorare qui?
Risposta: perché i gay sono i migliori amici delle donne, ma è meglio non
lavorarci insieme.
Una cara amica mi ha detto che sono dei veri bastardi perché vedono le
donne intorno a loro e vedono quello che non potranno mai essere.
Teoria che è condivisibile.
CMC è peggio di un gay, è bisex, praticamente un voltagabbana che fino a
pochi anni prima era fidanzato con una gran bella donna, è sicuramente un
esteta, e poi, come si suol dire, ha colto un’occasione, e si è piegato a 90
gradi, con alterne incursioni nell’antico territorio di caccia, perché il lupo
perde il pelo ma non il vizio.
Non sono una bigotta né omofoba, ma scoprire, durante simpatiche
chiacchierate con le colleghe, che CMC è arrivato in quel ruolo di rilievo in
quel modo, mi ha fatto incazzare.
Si dice che le donne devono fare il doppio della fatica per arrivare a
ruoli manageriali, studiano di più, si impegnano di più e fanno molti più
sacrifici, molte, arrivate a i vertici, vengono insultate e accusate di
lavoretti sotto la scrivania del capo per ottenere corsie preferenziali e adesso
ci troviamo anche a dover concorrere sullo stesso territorio con i gay???
Almeno prima la troiaggine era tutta nostra, adesso abbiamo anche la
concorrenza!
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